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Rendimento dell’oro a Novembre 2022. Facciamo il punto

Il rendimento dell’oro in Euro è sceso nella prima settimana di novembre del 8,11% dopo l’impennata di marzo, influenzato fortemente dal rafforzarsi del dollaro USA e dai rendimenti obbligazionari più elevati.

Tuttavia su base annua si registra ancora un rendimento positivo di circa il 6%.

L’oro continua a mostrare una certa resilienza nonostante i venti contrari su indicati, insieme anche alla sensibile riduzione dei deflussi di ETF.

Rendimento dell’oro. Necessario guardare avanti.

Il sensibile aumento del dollaro USA è stato un chiaro ostacolo per molti asset di investimento in questo 2022. Ci sembra evidente che la sua tendenza per il resto dell’anno sarà un fattore determinante per il futuro rendimento dell’oro.

Adesso anche il dollaro sta affrontando sfide importanti. L’aumento dei tassi di interesse, che potrebbe essere un ulteriore ostacolo per l’oro, sembra essere meno importante per gli investitori adesso rispetto ai primi mesi di quest’anno.

La performance dell’oro nel mese di ottobre

Il prezzo dell’oro in euro è sceso per l’ottavo mese consecutivo, scendendo del 10.2% dai primi di marzo dopo la leggera ripresa della prima settimana di novembre a 1.685 EUR/oncia. Ottobre è stato un mese difficile per molti investitori, con le azioni in calo in tutte le borse, in media del 9,5%. Nonostante l’oro sia un buon diversificatore, storicamente sovraperformante, non ha garantito la copertura nella fase di crisi come ha fatto spesso storicamente. Tuttavia, per gli investitori non statunitensi, la performance dell’oro rimane comunque moderatamente positiva.

Oltre la pressione sul prezzo dell’oro da parte del Dollaro USA, anche i futures sull’oro sono scesi alla loro posizione netta più bassa degli ultimi quattro anni.

Sono aumentati i flussi negativi di ETF sull’oro, con un calo di oltre 90 tonnellate/mese. Nonostante tale pressione l’oro ha dimostrato una notevole resilienza. I prezzi dell’oro hanno resistito, e hanno raggiunto in media un minimo infragiornaliero mensile di 1.640 EUR/oncia, riprendendosi per finire il mese sopra i 1.660 EURO/oncia.

Il modello di attribuzione del rendimento dell’oro messo a punto dal WGC mette in evidenza una netta discrepanza tra quanto indicato dai fattori a lungo termine dell’oro e come realmente la performance del metallo giallo è effettivamente andata. Certamente, a parte i fattori economici contrari, nel 2022 l’oro è stato premiato dal forte “rischio geopolitico”.

Guardando avanti al futuro del rendimento dell’oro…

L’impennata del dollaro USA – in rialzo del 15% nel solo 2022, come misurato dall’indice del dollaro USA (DXY), è stata un serio problema per molti investitori e adesso si presenta come un onere crescente per tutte le banche centrali.

L’impatto sull’oro è stato duplice: In primo luogo, l’oro è più comunemente quotato in dollari USA, quindi, poiché è da questo inversamente dipendente, un dollaro più forte porta necessariamente a un calo del prezzo dell’oro. Il secondo aspetto riguarda l’aggravio causato dal recente rally della domanda di dollari come bene rifugio sicuro, creando di fatto una concorrenza fra il dollaro e l’oro. Nel resto del mondo, tuttavia, l’oro ha mantenuto discreti risultati sia in termini nominali che reali.

L’aggressivo inasprimento della politica monetaria della Fed, rispetto ad altre importanti banche centrali, ha fatto sì che gli Stati Uniti diventassero la meta più interessante per ottenere migliori rendimenti.

Oltre a questo, la struttura overnight di liquidità reverse-repo (‘pronti contro termine’) della Fed è diventata un rifugio per gli investitori, raddoppiando le partecipazioni da 1,2 trilioni di dollari a 2,4 trilioni di dollari in un anno.

Sul medio termine, a nostro avviso, esistono due fattori che potrebbero determinare un’inversione, o almeno un rallentamento, del dollaro USA, allentando in questo modo parte della pressione sull’oro:

1 – Una sopravvalutazione e un posizionamento storicamente troppo elevato del dollaro USA rispetto ai componenti che concorrono a determinare il DXY (U.S. Dollar Index);

2 – Un Intervento della banca centrale sui mercati valutari e/o obbligazionari;

Le banche centrali potrebbero averne avuto abbastanza

Solo tre anni fa i paesi gareggiavano per le valute più deboli, oggi sono considerate un anatema per la salute economica. L’irrigidimento generalizzato delle politiche per combattere l’inflazione è stato minato dalla forza del dollaro, tanto che, da parte di molte banche centrali è in corso un intervento attivo sui mercati Forex.

La Bank of Japan (BoJ) è intervenuta il 22 settembre, per la prima volta in 24 anni. Resta da vedere se le loro azioni avranno successo. Ma il fatto che lo yen – che costituisce il 15% del DXY – rimanga la valuta principale più economica, ha una posizione corta netta considerevole nei suoi confronti. La BoJ, inoltre, ha il più grande tesoro di attività in dollari USA con cui difendere la sua valuta, e questo suggerisce un rischio significativo di inversione.

L’intervento dello yen è stato rapidamente seguito da un’azione simile in Cina e in India. Che, pur non partecipando a determinare il DXY, hanno comunque dato un segnale importante.

Sul mercato obbligazionario è intervenuta anche la Bank of England (12% di DXY), a sostegno indiretto dell’improvviso calo della valuta, e in misura minore la BCE (57% di DXY), con il suo sostegno ai titoli italiani.

Storicamente, questo tipo di interventi hanno avuto maggiore successo quando eseguiti congiuntamente (come nel Plaza Accord del 1985 ), quindi potrebbe essere necessaria la partecipazione della BCE su vasta scala.

Se ciò dovesse accadere, l’impatto sul dollaro potrebbe essere rilevante. Un recente sondaggio di Bloomberg ha mostrato che il 45% dei 795 intervistati si aspettava una risposta orchestrata per fermare la corsa del dollaro.

Impatto del dollaro sul rendimento dell’oro

Per l’oro, vediamo un cambio di trend del dollaro come un risultato positivo, ma ci sono anche dei rischi.

Un’inversione di trend del dollaro offrirebbe un beneficio in termini di percentuale di crescita dell’oro quasi immediato. Molti analisti stimano un’elasticità del prezzo di 0,88. Un dato che può implicare che un calo dell’1% del dollaro, mantenendo invariati tutti gli altri fattori, può determinare un aumento dello 0,88% dell’oro. Ipoteticamente, una riduzione completa della performance del DXY, implicherebbe un aumento del 13% del rendimento dell’oro.

In sintesi…

Riteniamo che il futuro del dollaro sarà un fattore chiave per il rendimento dell’oro nei prossimi mesi. Vediamo rischi per la forza del dollaro principalmente dalla valutazione, dal posizionamento e dall’ulteriore intervento della banca centrale, che a nostro avviso sosterrebbe l’oro.

Inoltre, sembra che gli investitori in oro ora considerino gli aumenti dei tassi ufficiali come una minaccia minore per l’oro rispetto a prima.

Sembra che abbiano accettato l’atteggiamento aggressivo della Fed e le sue previsioni sui tassi finali. Inoltre, la loro sensibilità agli annunci del Federal Market Open Committee (FOMC) è diminuita e la crescente inversione della curva dei rendimenti e le aspettative sui tassi a termine segnalano un’aspettativa di consenso per tassi più bassi in futuro. E’ anche possibile che un dollaro più debole determini un aumento degli investimenti ad alto rischio, che potenzialmente minaccia di esacerbare i problemi di inflazione globale. Consideriamo questo un ulteriore fattore a vantaggio del rendimento dell’oro, in quanto potrebbe attirare più investitori verso l’oro come investimento a copertura dall’inflazione.

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