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È ancora necessario il fixing dell’oro?

Il Gold Fixing è ancora necessario?

Fixing dell’oro, le novità

La decisione di Deutsche Bank di mettere in vendita il proprio posto al tavolo del fixing dell’oro ha sollevato interrogativi sul futuro del meccanismo in questione. Chi, dopo lo scandalo Libor, vorrà comprarlo?

Il meccanismo di fissazione del prezzo dell’oro, il cosiddetto fixing, ha quasi un secolo di vita. L’attuale sistema che prevede il fixing due volte al giorno, punto di riferimento per gli investitori e per i loro miliardi di dollari scambiati ogni giorno, risale al 1968. Oltre a Deutsche Bank, sono quattro le banche che prendono parte alla determinazione del prezzo: Barclays, HSBC, Société Générale e ScotiaMocatta.

Diversamente dalla maggior parte delle materie prime, i cui mercati sono dominati dal trading sui futures, l’oro ha un mercato sostanzialmente in contanti. La partecipazione al sistema del fixing offre pochi benefici finanziari ai soci. Avere un posto al tavolo delle trattative è soprattutto una forma di prestigio, ma questo potrebbe non essere sufficiente.

Ma è possibile mettere in vendita un posto al tavolo del fixing?

«È un tentativo di vendita difficile in questo momento», ha detto una fonte interna al mercato dei metalli preziosi di Londra. Per le banche non c’è niente di vantaggioso in esso, tranne il fatto di poter dire di far parte del sistema di fixing. Posizione che senza dubbio porta un certo carisma.

Quest’unico lato positivo, però, potrebbe essere superato dai maggiori controlli. Le autorità di regolamentazione cercano di introdurre maggiori controlli sui parametri di riferimento delle materie prime. Dopo lo scandalo Libor, le autorità di controllo, tra cui la tedesca Bafin, la statunitense Commodity Futures Trading Commission e la britannica Financial Conduct Authority hanno aumentato i controlli sugli indici delle materie prime. Direzione fortemente voluta dopo che il London Interbank Offered Rate (Libor) era stato manipolato dalle banche britanniche.

Come funziona il meccanismo

Poche banche che si riuniscono per decidere il prezzo di riferimento dell’oro due volte al giorno. Questo è visto dai detrattori come anacronistico e opaco. All’inizio di ciascuna fissazione, il presidente annuncia un prezzo di apertura agli altri quattro membri. Il dato viene trasmesso ai loro clienti e, in base agli ordini da loro ricevuti, questi si dichiarano acquirenti o venditori per quel prezzo. Il prezzo dell’oro è quindi aggiustato in basso ed in alto, finché domanda ed offerta non si incontrano: a quel punto il prezzo viene “fissato”.

È responsabilità di Deutsche Bank trovare un acquirente, che poi dovrà ricevere l’approvazione degli altri membri. Il prezzo della poltrona sarà negoziato tra acquirente e venditore. Una possibilità logica sarebbe l’ingresso di un altro membro che nella London Bullion Market Association ha il ruolo di market maker: quelli attualmente non coinvolti nella fissazione, Credit Suisse, Goldman Sachs, JPMorgan, Merrill Lynch, Mitsui Precious Metals e UBS hanno tutti rifiutato di commentare sul loro interesse.

Un candidato probabile potrebbe essere qualche banca asiatica, in cerca di un maggiore peso nel mercato di Londra in un momento in cui l’Asia, e in particolare la Cina, sta assumendo un ruolo sempre più importante nel settore dell’oro.

Se non venisse trovato nessun acquirente si potrebbe potenzialmente procedere con soli quattro membri, ma è improbabile che ciò accada. Gli operatori ritengono che il benchmark abbia ancora un valore nell’aiutare a ridurre i rischi, cosa che sarebbe più difficile se dovessero negoziare il prezzo privatamente con ogni cliente.

(Informazioni d’Oro – 28 gennaio 2014).

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